Sicilia, prove tecniche di sostenibilità

A Caltanissetta e Catania due progetti sulla filiera agroenergetica
PALERMO (29 dicembre 2009) - I comuni cardo e ginestra, i più rari cavolo abissino e sorgo da fibra, gli aromatici eucalipto e pioppo: sono queste le principali coltivazioni che “alimenteranno” il progetto di filiera corta bioenergetica finanziato dal ministero delle Politiche agricole, che vede collaborare l’azienda vivaistico-forestale Savif di Caltanissetta, l’Ente sviluppo agricolo della Sicilia e il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Casale Monferrato (Al) in una sperimentazione di colture “lignocellulosiche” per la produzione di biomasse. L’iniziativa, avviata di recente, durerà tre anni e consentirà di ottenere indicazioni sui modelli colturali più idonei e sulla redditività aziendale data dal “business” energetico.
Il progetto, seguito tecnicamente da Antonio Bufalino della Sopat 42 di Caltanissetta e da Giuseppe Greco, vicario del Servizio speciale assistenza tecnica dell’Esa, consiste nell’installazione in azienda di un cogeneratore in grado di produrre fino a 100 kW di potenza elettrica e 150 kW di potenza termica, che utilizza una vasta gamma di biomassa (ramaglie o residui di produzione agricola, colture energetiche, trucioli di legno, pellet).
Lo start-up prevede l’acquisizione all’esterno di biomasse in grado di alimentare il cogeneratore e il contestuale impianto di 12 ettari di terreno a colture energetiche erbacee poliennali come canna, cardo, miscanto, ginestra; colture erbacee annuali come il cavolo abissino (Brassica carinata) e il sorgo da fibra; essenze arboree come eucalipto, robinia, pioppo, olmo. Colture che a partire dal secondo anno dovrebbero garantire l’autosufficienza aziendale di materia prima. Nell’arco dei tre anni, si potranno individuare i genotipi più adatti a crescere in Sicilia. Il modello sperimentato, tuttavia, tende a provare la sostenibilità aziendale. La superficie impiantata sarà sufficiente ad alimentare la centrale di circa 100 kW, ma poiché l’azienda non avrà sempre bisogno di 100 kW, il surplus sarà venduto al gestore, con un ricavo non indifferente. Altri ricavi potranno derivare dalla vendita dei certificati verdi. Attualmente sono stati impiantati un campo di confronto con diversi cloni di eucalipto, olmo, ginestra e robinia, un campo di confronto tra miscanto e cardo, un campo di confronto tra cloni di pioppo e cloni di eucalipto e un campo di confronto tra canna comune, miscanto e cardo. Colture che, come le altre biomasse, richiedono investimenti modesti, costituiscono un’alternativa alle colture tradizionali e permettono il miglioramento e il recupero paesaggistico. Tutti vantaggi che il progetto potrà “incassare” individuando il modello più funzionale.

Gestione rifiuti e biogas
Catania va a scuola di gestione dei rifiuti dagli svedesi e “importa” un biodigestore che sfornerà energia a partire da scarti di lavorazione agricola. La collaborazione avviata da Agroenergie Sicilia, cooperativa di produttori nel campo delle bioenergie, con EcoEx, innovativo consorzio di imprese nei dintorni di Goteborg, vedrà entro l’inizio del prossimo anno l’avvio del primo sistema che produrrà biogas da residui vegetali, colture specifiche e rifiuti biologici. I vertici del consorzio svedese, che raggruppa circa 300 imprese, hanno deciso di investire in Sicilia trasferendo tecnologie e competenze per il riciclo dei rifiuti e la produzione di bioenergia. Competenze che permettono esperienze virtuose come nell’impianto di Heljestorp, che trasforma i due tipi di sacchetti per la raccolta di rifiuti in biogas (i sacchetti verdi, contenenti umido) e in teleriscaldamento (quelli rossi, con il resto dei rifiuti): ne deriva una produzione equivalente a 1,4 mln di litri di benzina all’anno. Come se con un sacchetto di spazzatura umida si percorressero 2,5 km. E quel biogas diventa combustibile di oltre 100 veicoli pubblici e di tutti i mezzi per la raccolta dei rifiuti. Non solo: i residui dell’impianto di digestione anaerobica diventano fertilizzante. Per l’investimento catanese, che ammonta a 700 mila euro, EcoEx ha comunicato la propria compartecipazione, mentre Agroenergie sta valutando di accedere a cofinanziamenti attraverso le risorse attivabili presso la Regione Siciliana. E Se il sodalizio funzionerà questo modello potrebbe essere esportato nei Paesi extra-Ue.

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